Commento di Martedì 7 Marzo

Dio conosce le nostre necessità prima ancora che noi eleviamo a Lui le nostre preghiere ed è lo stesso Gesù che ci insegna a pregare con il Padre Nostro, e che ci ricorda che (Mt 6,14)  “…Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi…”

E’ qui che la preghiera ci “condanna” o ci “assolve”, quando ci chiede di diventare da preghiera del “recitare” a preghiera del “fare”.

Il Padre nostro, è una preghiera, che non lascia dubbi a chi la recita (Mt 6,12) “…rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori…”, ho sempre sentito i debiti una quantità misurabile, concreta, forse più umana.

Quando penso ai miei debitori mi scappa di pensare a me e a tutti i Cristiani che, come me, abitano le nazioni dell’emisfero nord del mondo (Europa e USA, ecc.) che pregano e pregando recitano, tutti i giorni: “…rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori…”.

Allora mi chiedo perché non rimettere, perdonare, PER-DONO il debito estero dei paesi poveri del Terzo Mondo. Come spiegare questa terribile contraddizione, fonte di impoverimento di milioni di persone?

Rendere concreta la preghiera: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” non è una occasione straordinaria di rendere palpabile la preghiera insegnataci da un Figlio, per pregare il Padre, che si è fatto concretamente uomo?

Oggi il debito estero, di quello che convenzionalmente chiamiamo 3° mondo, è talmente grande che costringe i Paesi che ne fanno parte a non investire in sviluppo ed educazione.

E allora una preghiera, rendiamo concreto nelle nostre vite il Padre nostro:

perdoniamo, ma per-dono “… ai nostri debitori…” e cerchiamo di cancellare il debito incominciando proprio da noi, dai nostri debitori

GOD morning a tutti