Lettera agli studenti

 

Ciao ragazzi!

Come sempre, all’inizio del nuovo anno scolastico, a nome della Pastorale Giovanile della Prelatura di Pompei, desidero esservi vicino con questa piccola lettera di auguri.
Avete da poco svuotato lo zaino delle vacanze per riempirlo di sbuffi, di uffa, di speriamo che, di chissà… e di quanto manca a Natale? In questi primi giorni di scuola: avete già notato le cose che non vi piacciono; state elaborando la predisposizione strategica dei banchi per vincere ogni “battaglia interrogatoria” e avere la migliore visuale possibile sui compiti degli altri; e mentre vi accorgete che i primi giorni assomigliano più ad una puntata di Game of Thrones che all’orario provvisorio, vi state affannando per vendere o comprare i libri usati gli anni prima.
Eh sì, vista così, la scuola è proprio una gran rottura di scatole! Ma meno male che è così! «La mente non è un vaso da riempire, ma un legno da far ardere, perché si infuochi il gusto della ricerca e l’amore della verità». Parafrasando Plutarco, vi chiederei di non considerarvi, né tantomeno di farvi trattare, come scatole vuote da riempire. Ognuno di voi porta con sé un patrimonio unico di emozioni, di sogni, di progetti e di futuro che nessuna scatola può contenere. Ma attenzione! C’è chi vi vuole scatole: belle fuori ma chiuse, ben confezionate ma fragili, tutte uguali e riposte nel deposito del mondo.
La scuola, allora, ha proprio il compito di rompere le scatole! Quelle scatole fabbricate dal populismo, dalla mediocrità, dal pensiero unico, dal relativismo. Non fate della vostra vita un profilo, né della vostra mente una bacheca dove sono pubblicati post di altri. Non usate filtri quando cercate la Bellezza e non trasformate questi anni scolastici in uno snap che poi sparisce per sempre. Lasciate, piuttosto, che la scuola accenda in voi il «gusto della ricerca e l’amore della Verità», difendendo questo fuoco da chi vi vorrebbe spenti, da chi preferisce l’oscurità alla luce che si sprigiona dai vostri occhi curiosi. Allo stesso modo, per mantenere questo fuoco acceso, anche chi insegna è chiamato ad uscire fuori dalle scatole del capitolo a memoria, dell’ansia del programma da finire, delle conseguenze dell’ennesima riforma, dell’abitudine di entrare in classe senza più stupirsi del capolavoro che ha di fronte.
Cari professori e cari ragazzi, all’inizio di quest’anno si rinnova quella missione formidabile che fa tremare le vene e i polsi. I prof. sono chiamati a modellare le coscienze in crescita, formare lo spirito critico, accendere le passioni, sanare le piaghe, asciugare le lacrime; voi ragazzi avete un compito da assolvere che da solo vale quanto una medaglia olimpica: diventare adulti!
Il suggerimento, perciò, che mi permetto di dare, per quanto possa essere assurdo, è questo: circondatevi di persone, amici e professori che vi rompono le scatole! Perché è più facile essere accondiscendenti e avere lo scotch sulla bocca piuttosto che scocciarvi quando potreste fare meglio, quando non rispecchiate i vostri talenti, quando venite meno alle vostre responsabilità o quando tradite i vostri sogni. Fate della scuola la scatola più bella che ci sia, capace di contenervi con gioia ma non di trattenervi con la forza.
Un pensiero, quest’anno, va ai ragazzi come voi che, a causa del terremoto, hanno iniziato la scuola in aule che davvero assomigliano a delle scatole. Per loro ricominciare la scuola è stato sinonimo di vita. Non lasciatevi, perciò, bloccare dalle difficoltà, dalle delusioni o da un brutto voto. La vita è tutt’altro! Direbbe Madre Teresa di Calcutta, recentemente proclamata santa: «Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida. Finché sei vivo, sentiti vivo. Vai avanti, anche quando tutti si aspettano da te che lasci perdere».
Lo so, anche io vi ho rotto le scatole e perciò concludo sperando di potervi incontrare a scuola per dialogare con voi e, se vorrete, anche per pregare con voi e perché i vostri sogni possano realizzarsi.

Auguri e buon anno. Dio vi benedica!

Don Ivan Licinio